Andavano un po' di fretta in quelperiodo...
La primavera già frizzava nelle loro narici, le ruotedel carrozzone erano fresche cambiate, come freschi erano i suoiteloni appena rinnovati per l'evento...
Andavano un po' di fretta,si... e per la fretta si scordarono di chiedermi quand'è che avreipreferito venir fuori.
Dal canto mio, io di fretta non ne avevoalcuna e così ad un certo punto gli toccò tirarmi fuori, lavarmi evestirmi... e così nacqui.
Mi assegnarono subito il compito digrattar, nelle pause, la schiena ai cavalli e quello di illuminarglicon una torcia la strada notturna nella marcia di bella stagioneverso la Provenza. E da li il nome...
Mancavano pochi giorni pergiungere alla fiera e con noi viaggiava ancora nonno Peppe, dagliocchi duri come il suo braccio ed i baffi così appuntiti e duri chemi figuravo ci si potessero affilar coltelli.
Non amava parlaremolto, abbastanza schivo ed impermeabile ma chissà perchè mi presea ben volere e più che parlarmi, mi mostrava
e mostrandomi miinsegnò!
Questo fu il suo modo di trasmettermi la strada...
Eracapace a tenere gli occhi del cerchio accesi su di se durante tuttol'esercizio, comunicando con ogni gesto o sguardo ma senza dire unaparola se non per un saluto finale dal servile tono da artista dicorte.
Mi parlò a volte della nonna e quelle poche parole mifecero sembrare di conoscerla, bruna e lucente in ogni suocomportamento, calda ma di un amore a suo modo crudo.
Tanto checominciò a venirmi in sogno, a raccontarmi dei loro spettacoli e dicome si erano conosciuti, quando lei a 14 anni era cavallerizzaacrobata nel cabaret ambulante di suo nonno Yevo, detto Tata,ammaestratore di cavalli, abile con la frusta, il lancio dei coltellie chissà quante altre maestrie e di gesti e di lingua.
NonnoPeppe era abile a tenere di tutto in equilibrio sul naso, sullafronte o sulla spalla ed era capace di mettersi in verticale sullemani in qualsiasi condizione, a terra, sui tavoli e sulle sedie edovunque gli paresse.
Da Tata Yevo apprese, facendogli daassistente, i segreti del fuoco,
ma non li adoperò mai, anzi,quando me li mostrò furono forse le prime volte che eseguiva queinumeri davanti a qualcun'altro che non fosse il suo maestro.
Tuttoquesto perchè si era divertto più volte, mentre facevo strada aicavalli, a spiarmi misurare lo spazio illuminato roteando le braccia,dando passi e simulando col mio corpo i movimenti che il gioco in memi suggeriva...
così, per gioco....