L’Urlo della passione, l’Urlo dei sentimenti.
L’Urlo della voglia di chi vuol farsi sentire. L’Urlo del Funk, dell’elettronica e dell’hip hop. È un “Funkurlo”, una miscela esplosiva creata nel laboratorio della band “Il Jullare”, alla prima fatica musicale, che rispecchia a pieno la storia di quattro trentenni nati nell’angolo più a sud d’Europa. Densità del suono e profondità delle parole che segnano una musicalità inconfondibile.
Il progetto “Il Jullare” è nato nel 2012, dalla voglia di plasmare ai testi di Marco Sigari delle sonorità diverse da quelle convenzionali: frasi rimate a colpi di funk, hip hop con basi elettroniche. Perché “Il Jullare” è una band drumless e a farla da padrona sono le chitarre di Marco Musumeci, il basso di Piero Cappitta e i groove di Marco Calì. Quattro giovani tutti originari di Pachino, un piccolo centro urbano in provincia di Siracusa ma stampato sul mappamondo in un parallelo più a sud di Tunisi.
Ma la strada che porta a “Il Jullare” è stata lunga e difficoltosa. Infatti, il progetto affonda le radici nel 1999 dall’incontro di Marco Sigari, alle prime esperienze con la scrittura dei testi, e Marco Calì, dee jay e studente tecnico del suono nella “Suoni e rumori” di Daniele Grasso. Il duo inizia a produrre diverse demo, tra cui “Acqua dalla luna” (una delle 8 tracks del nuovo album), selezionata tra i brani del programma “Demozone” in onda su Radio Due il 20/05/2004. E le tappe notturne del duo in pub, circoli e manifestazioni della Sicilia sud orientale sono state decine a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio. Qualche anno dopo l’ incontro musicale e di amicizia con la band rock & blues Papacheka (due chitarre, basso, batteria e tastiera), da cui nasce una sinergia ed una collaborazione che porta al riarrangiamento di alcuni brani de il Jullare in una fusione di rock & blues ed hip hop. Il forte legame produce anche risultati: nel 2008 grazie alla collaborazione musicale tra i due gruppi arriva la vittoria all’edizione nazionale di “Rock targato Italia”.
Così, dopo le significative esperienze tra le due realtà musicali, lo sbocco naturale è stato la fusione, non priva di “sacrifici”. Infatti, dei Papacheka a scegliere di aderire integralmente al progetto è il primo chitarrista e leader della band, Marco Musumeci, gli altri quattro componenti decidono di impegnarsi in altre esperienze musicali. Ecco che nel 2012 comincia a plasmarsi il presente della band “Il Jullare”, che vede anche l’adesione del bassista Piero Cappitta, diplomatosi all'accademia musicale “Lizard” di Fiesole con il massimo dei voti.
Con grandi sacrifici, musicali ed economici, è nato “Funk Urlo”, il primo album della band. Otto tracce e 33 minuti, un disco intriso di elettro, funk, hip hop.
“E’ il prodotto dei nostri sforzi musicali degli ultimi anni – hanno detto i quattro -, ma non è un album tematico. Il nostro urlo che trova sfogo, la voglia di comunicare il nostro punto di vista sul mondo. Uno sfogo liberatorio”. L’album contiene una alternanza di brani, alcuni nati dalla nuova formazione ed altri già esistenti che negli anni si sono evoluti musicalmente. “I miei testi – ha raccontato Marco Sigari -, nascono dalla voglia di esprimere quello che ho dentro. Sono quasi tutti autobiografici, sono le mie storie personali di vita. Parlo dei miei amori, e delle mie incazzature contro le avversità che ci investono ogni giorno». Le influenze stilistiche sono legate a doppia trama a blues, funk, rock ed elettronica applicata allo strumento. «Non abbiamo capito che stile è – ironizza il chitarrista, Marco Musumeci - ma c’è una parte fondamentale di elettronica che si unisce in modo vibrante ed equilibrato agli strumenti tradizionali, chitarre e basso, che vengono suonati in maniera non convenzionale”. Dietro alla voce e gli strumenti c’è un tecnico del suono. «La struttura – ha aggiunto Marco Calì -, è basata sull’elettronica e sul campionamento, sui groove che colmano l’assenza della batteria».
Testi in cui emerge una spontaneità con cui non si può non fare i conti. Parole così semplici da risultare scomode.
«Il Funk dell’isolano – Marco sigari parla dei suoi testi -, (è in lavorazione il video girato dal regista Francesco Maria Attardi), è uno dei primi testi incazzati. Parla del mio stile e del mio modo di esprimere ciò che sento, nonostante possa sembrare penalizzante crescere in un paesino confinato nella periferia d’Europa. Così anche in Adesso senti, in cui emerge in maniera quasi provocatoria la nostra voglia di far sapere che dal buco del culo del mondo riusciamo a produrre un funk da urlo. Acqua dalla luna, un brano che ha già fatto la
nostra storia, parla di una mia relazione d’amore finita male. L’ho scritta e messa in rima – Sigari ricorda ogni particolare dei suoi componimenti - sul cesso mentre cagavo. Non è un pezzo incazzato ma un groove in cui si sente tutta l’elettronica. In Vampiro racconto la mia atavica passione per Batman, però andando ad analizzare il lato umano del personaggio. Nella traccia Forza picchia duro ho parlato con la mia vita, sfidandola a “picchiare sempre più duro”, perché io sono rimasto sempre qua ad attenderla. Adesso solo calore è un brano scritto dopo una crisi depressiva personale, mentre in Stile si parla di musica. L’ho scritta dopo aver letto un libro sulla biografia di Bruce Lee, io descrivo quello che ha fatto lui con le arti marziali: attingendo il meglio di ogni disciplina per fonderlo in un unico stile. La stessa cosa può accadere con la musica: non esiste uno stile, tutto può essere musica. Solo sabbia è un’altra storia d’amore finita male. Per questo brano è in lavorazione un video, ideato e girato da noi stessi, con la collaborazione di Andrea Assenza in cui interpretiamo in chiave ironica il dramma della fine di un rapporto. Volevamo raccontare con un video divertente un episodio triste»